Storie di piante
Un tabacco sintetico
Naturale Vs. Etico Parte 2
Nel precedente articolo vi ho presentato un’acacia in grado di manovrare eserciti di formiche, sottomettendole attraverso l’uso di droghe e di altre sostanze terribili. Un comportamento naturale è sempre etico? E quindi, l’uso in giardino di metodi detti “naturali” è sempre etico?Oggi vi presento una pianta che ha la spietata sobrietà di una calamità, Nicotiana tabacum. Se lo scopo di una pianta è di propagarsi, conquistare terreno, eccoci di fronte ad una stratega: attualmente una superficie più grande della Svizzera è coltivata a tabacco in 124 diversi paesi nel mondo. Se per dominare una pianta usa metodi discutibili, eccoci di fronte ad undemonio: il tabagismo uccide 6 milioni di persone all’anno nel mondo, un genocidio. Siamo quindi di fronte ad un altro esempio lampante di manipolazione vegetale ove il vettore, lo sventurato umano, prende cura della pianta e ne ricava nulla se non morte e distruzione. Naturale non è sinonimo di etico. Il senso etico è stato indotto esclusivamente nell’uomo, l’ultimo arrivato, il bambino-re un po’ viziato…
L’idea di manipolazione nei confronti dell’umano si scontra con la nostra autostima, quest’idea che siamo gli unici protagonisti. Ci scontriamo anche con l’idea che un vegetale sia in grado di sviluppare una strategia, adoperare delle scelte per gestire il proprio ambiente. Osservare il peperoncino e la sua evoluzione nella storia fa sorgere un dubbio però. Se una pianta sviluppa un frutto pieno dei suoi semi, un frutto che sarà dedicato per forma, colore e gusto all’animale che lo mangerà e così propagherà i semi, allora chiediamoci, quale animale il peperoncino ha scelto come vettore di propagazione? L’unico animale al mondo ghiotto di un frutto piccante da bruciare il palato, l’uomo.
Mi chiedo se è molto più eticouccidere colonie di insetti con un insetticida di origine vegetale che con un altro sintetizzato dall’uomo? In entrambe i casi il confronto con un nostro antagonista diventa una guerra in cui il nemico viene abbattuto. Ma soprattutto la mia riflessione scivola sulla nostra definizione di “naturale”, definizione dalla quale l’uomo viene spietatamente respinto.
Riassumendo, osserviamo un’acacia che sintetizza un alcaloide per schiavizzare colonie di formiche, ora ci confrontiamo con il tabacco che sintetizza una molecola che ha reso felicemente dipendente 1 adulto su 3. Queste molecole sono considerate naturali, e sottointese benefiche come quando facciamo le lodi della nicotina come insetticida “naturale”. Invece, quando l’uomo sintetizza una molecola insetticida questa è definita “sintetica” al contrario di “naturale”. Nella nostra definizione di ciò che è naturale l’uomo è stato escluso. La Natura non ha più la caratteristica di contenere tutto ciò che è vivo sulla terra, ma viene ridotta a ciò che non è stato toccato dall’uomo. Come se l’uomo avesse lo straordinario potere di affrancarsi da chi l’ha generato.
In questa riflessione si ancorano le basi del mio giardinaggio, la cura del verde ove l’uomo viene accolto dalla natura, comeuna sua creatura coccolata e pronta ad offrirsi. Il giardino diventa una culla, un morbido giaciglio dove i regni vegetali e animali si chinano in una delicata dedizione per l’uomo.
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